domenica, settembre 14, 2008

La mia lunga notte!!

Mestre
Preso il piromane dei cassonetti, è un ex brigatista. Quando gli agenti lo hanno fermato l'uomo era in bicicletta e dalla sua borsa è caduto un accendino. Lo hanno bloccato lungo la Castellana, poco prima delle sei di ieri mattina. Probabilmente prima che appiccasse l'ennesimo rogo, al termine di un furioso raid che ha visto andare in cenere dieci campane per la raccolta differenziata. Gli inquirenti non hanno dubbi, quello arrestato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale e denunciato per danneggiamenti a seguito di incendio continuato è il piromane che ha lanciato la sua personale "sfida" alla città. Un nome noto alle cronache quello di Mauro Pulcinelli, 50 anni, fra i protagonisti degli anni di piombo veneti. Conosciuto col diminutivo di "Pulce", all'inizio dell'Ottanta, figura fra i fiancheggiatori delle Brigate Rosse.


«Nel sacchetto? Ho dei panini appena comprati dal fornaio». È in bicicletta e fa cadere a terra un accendino rosso. Lo hanno bloccato, manco a dirlo, vicino ad alcuni cassonetti lungo la Castellana all'angolo con via Buzzola, poco prima delle sei di ieri mattina. Molto probabilmente prima che appiccasse l'ennesimo rogo, al termine di un furioso raid di fuoco scattato attorno alle tre e che ha visto andare in cenere dieci campane per la raccolta differenziata. Gli inquirenti non hanno alcun dubbio, quello arrestato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale e denunciato per danneggiamenti a seguito di incendio continuato è il piromane che ha lanciato la sua personalissima "sfida" alla città. Un nome noto alle cronache quello di Mauro Pulcinelli, 50 anni, residente in via Ciardi, fra i protagonisti degli anni di piombo veneti. Conosciuto col diminutivo di "Pulce", all'inizio dell'Ottanta, figura fra i fiancheggiatori delle Brigate Rosse e viene processato e condannato per formazione di e partecipazione a banda armata. Pulcinelli, all'epoca dell'inchiesta Dozier, lavorava all'Aci e, come è stato accertato, fotocopiava le patenti nel suo ufficio e le passava ai "compagni" i quali con i dati esatti falsificavano quelle in bianco di cui erano in possesso.
Gli agenti delle volanti lo intercettano durante il pattugliamento scattato a seguito delle numerose segnalazioni di cassonetti in fiamme: i roghi dolosi lasciano il segno soprattutto a Carpenedo e costringono i pompieri a un vero e proprio tour de force. Il primo allarme alle 3.30 in via Giardinetto angolo via Pio X; alle 3.40 in via Caneve; alle 4 in via Metauro; alle 4.10 in via Pasqualigo angolo via Cima Gogna; alle 4.25 in via San Donà angolo via Monte Pelmo; alle 5.40 in via Garibaldi, alle 5.45 in via Santa Maria dei Battuti.

Al controllo dei poliziotti Pulcinelli reagisce con rabbia, scaglia a terra la bicicletta e l'involucro di carte che altro non è se non una miccia formata da strisce di pagine di giornale attorcigliate a mo' di torcia pronta per essere utilizzata. Alza i pugni in segno di attacco e cerca di scappare. Quindi offese, minacce irripetibili e poi spintoni, calci e un dritto sferrato al viso di uno degli assistenti. E una furia e riuscire a immobilizzarlo per stringergli le manette ai polsi è quasi un'impresa. Ma non è finita. Durante il trasporto in questura prende a testate il divisorio di plexiglas e si lacera il volto: «Adesso digo che me gavì pestà a sangue e dopo vedemo chi va in gaera». E ancora: « Xe inutie che me controè tanto no podarè mai acusarme dei incendi dei cassoneti de stanote e gnanca de quei brusai in sti do mesi».

Quella che Pulcinelli si porta dietro è una lunga scia di fuoco e fiamme iniziata almeno dieci anni fa quando a indagare su di lui è il pm Felice Casson e al Digos: otto notti roventi a partire dal 20 aprile del 2000 in cui a bruciare in pieno centro a Mestre non sono solo i contenitori delle immondizie ma anche la cataste di legno e le cabine della Telecom. E sempre a quel periodo risalgono le tre telefonate "anonime" con cui si annunciava lo scoppio di una bomba all'autorimessa comunale di piazzale Roma e al liceo "Giordano Bruno" per conto della "Cellule combattenti comuniste" e dei "Nuclei anarchici mestrini" e con cui si attribuiva al "Nucleo antimperialista del Veneto orientale" la paternità degli attentati incendiari.

Tratto dal "Gazzettino"

venerdì, settembre 05, 2008